
L'avvento e la storia della patata in Europa
Oggi vi racconto la storia della patata, indiscutibilmente tra i cibi di carestia più noti, non ha una storia antica nelle tavole europee, men che meno italiane. Non la ritroviamo infatti in ricettari antichi come quello di Apicio o simili ma si fa strada tra le nostre tavole a partire dal 700 ma solo verso l’800 sarà riconosciuta come la rivale prediletta del mais.
Essendo infatti la coltura della patata, una di quelle che non necessita di grandi cure e sviluppandosi sotto terra (meno soggetta alle intemperie), verrà attuata in gran parte dell’Europa del nord, Irlanda, Germania e Svizzera in primis. A causa dei freddi inverni e delle intemperie, troverà una preziosa alleata proprio in quella che era conosciuta come “tartufo bianco“, a dispetto delle colture cerealicole e spesso in contrapposizione al mais, trovando anche una sovrapposizione con la sua coltura nei luoghi dove il clima ne permettevano la crescita.
La breve storia
Inizialmente, venivano consumate solo le foglie che portarono a numerose intossicazioni e ne rallentarono la diffusione. Come già accennato, nella prima metà del 700 si cominciava a parlare di questo tubero e delle sue capacità nutritive millantate dai medici (in grado secondo alcuni di poter saziare e mantenere in salute i robusti uomini del nord Europa per mesi), non consci però del fatto che il monofagismo non porta mai buone condizioni salutistiche negli esseri umani. A soffrirne di più, erano proprio i contadini che si avvalevano e abusavano proprio in quei secoli delle monocolture, considerate spesso una manna dal cielo ma più realisticamente, causa di gravi disturbi alimentari.
Chi ha creduto in lei
Tra i primi fautori della patata, non si può non citare Antoine Augustin Parmentier il quale, tenuto prigioniero in Prussia durante la guerra dei 7 anni (1756-1763), scoprì questo tubero e ne divenne il più grande sostenitore in Francia, la sua patria, proponendola nel suo trattato in molteplici versioni e usi (panificazione), influenzando così il futuro di questo alimento sulle tavole europee.
Inizialmente considerata cibo “da riempimento” e da “bestie” (maiali) e in modo dispregiativo anche “da contadini”, essa non trovava spazio tra le tavole alte ma, con il passare del tempo, la versatilità e l’esperienza d’uso, arrivò anche sulle tavole borghesi a differenza del mais, relegato da sempre alle tavole rustiche.
La patata come già detto, è inizialmente e genericamente considerata cibo per l’ingrasso dei maiali in quanto ritenuta tossica (alcune varietà specifiche lo erano all’inizio), trovò la sua connotazione nelle cucine dalla seconda metà del 700 e le nazioni del nord ne furono grandi utilizzatrici, trovando comunque spesso usi comuni viste le influenze delle varie nazioni confinanti.
Cibo di identità nazionale
In Svizzera, una delle più grandi fautrici di questo alimento, fa la sua comparsa attorno alla metà del 600 ma, prima di diventare a tutti gli effetti un alimento cardine, viene inizialmente bistrattata e vista solo come pianta ornamentale (se ne ha la prima traccia nel castello di Marschlins ad Igis nel 1717).
Si dovranno attendere le due carestie che colpirono terribilmente il paese (1770-71 e nel 1816-17) le quali, la consacreranno alimento base della Svizzera dove, non solo ha sconfitto la fame ma ha anche spianato la strada all’alcolismo con il distillato di patate Härdöpfeler (conosciuta la vodka), molto economico e popolare nei centri urbani o il ben più famoso Rösti, una schiacciata di patate cotta in padella e amalgamata grazie all’uso di burro o strutto caldo. Le patate possono essere grattugiate bollite “gschwellti” o crude e la forma viene data dalla padella dove avviene la cottura. Si può considerare un primo piatto (per i ceti rurali) o anche un contorno per la carne (ceti borghesi).
Conclusioni
Ecco qui la breve e recente storia della patata che ci racconta di come questo tubero è riuscito nel giro di qualche secolo a ritagliarsi un posto nel cuore e nella tavola di tutti. Per altre storie come questa, restate sintonizzati sul blog oppure leggete qualche bel libro sulla storia dell’alimentazione, ve ne consiglio uno anzi tutti i libri di Massimo Montanari, su tutti “La fame e l’abbondanza” dal quale ho preso le informazioni per questo articolo.