MIRKO RONZONI: DALLE CUCINE DI HELL’S KITCHEN AD AESTHETIC CHEF

MIRKO RONZONI: DALLE CUCINE DI HELL’S KITCHEN AD AESTHETIC CHEF

Mirko Ronzoni è una figura poliedrica: chef, imprenditore, insegnante ed influencer. Dopo la vittoria ad Hell’s Kitchen nel 2015 la sua carriera è stata un continuo inanellarsi di traguardi. Ma chi è l’uomo dietro lo schermo? Insieme ad Italian Food Academy, di cui è docente, gli abbiamo chiesto da dove nasce il suo processo creativo, i progetti futuri e la delicata posizione dello chef oggi in Italia.

 

Mirko Ronzoni via Instagram

Mirko Ronzoni è un one man show. 

Consulente, influencer, insegnante e Aesthetic chef compare sulle scene mediatiche partecipando ad Hell’s Kitchen Italia 2015 uscendone vincitore. Da qui la sua carriera non si è mai arrestata subendo mille evoluzioni. Ha circa ottanta bandane e indossa sempre (o quasi) due orologi: uno per l’ora e uno per tenersi in forma. Eclettico, eccentrico ed istrionico la fisiognomica di Lombroso non collegherebbe Mirko Ronzoni ai suoi mille talenti. Ma la poliedricità è il suo mestiere.

Nei piatti l’estetica gioca un ruolo fondamentale trasformando il cibo in food ma conservandone l’anima e appropriandosi di quel concetto di design che è sempre stato esclusivo appannaggio della moda. 

“Spesso nelle mie collaborazioni, capita di dover ideare un piatto partendo dal logo del brand dovendo attenersi quindi ad una determinata cromaticità e stile. Si parte dal colore, da un oggetto, texture fino a risalire all’ingrediente. Naturalmente si pensa al risultato finale e poi a ritroso si arriva alla materia prima.”

 

Via Mirko Ronzoni website

Ronzoni ha quindi in mente una ristorazione 2.0.

“Mi piace l’idea di una professione versatile: in cui posso occupare una posizione centrale agendo nell’ interesse dell’azienda attraverso le strategie marketing e che mi consenta anche di stare con un piede in cucina. Di interfacciarmi con lo chef, aiutandolo nella formazione dei ragazzi, nel redigere il menu.”

Parte del suo lavoro,  quindi, si riassume anche nell’atto pratico di consigliare, costruire e pianificare le attività dei clienti. Non senza fatica, certo. Ronzoni infatti fa parte di quel movimento che ha sdoganato la figura dello chef facendolo uscire dalle cucine per renderlo parte attiva della creazione di nuovi progetti ristorativi. 

“Quando ho iniziato, in Italia c’era già chi aveva intrapreso la professione di chef-consultant. Ma erano mosche bianche. Era una professione che funzionava soprattutto a Londra. Qui in Italia c’è stata resistenza o forse, i ristoratori non capivano ancora le potenzialità che una consulenza esterna può avere” 

Oggi questa visione sta cambiando. In uno scenario lavorativo dove i proprietari di ristoranti si trovano a fronteggiare diverse sfide sia economiche che in termini di personale e dove il post-covid ha segnato un profondo cambiamento della formula lavoro/qualità della vita.

“Quando si apre un’attività – Ed è successo anche con il mio catering – bisogna stare dietro a tantissime spese ancora prima di tirar su la saracinesca. Ma i ragazzi che mancano resta il problema centrale. Il capitale umano è stato sfruttato anche per via degli onerosi contratti di assunzione che hanno spinto i ristoratori a reclutare poco personale sfruttandolo al massimo. É un circolo vizioso che necessiterebbe di una riforma importante.”

 

Mirko Ronzoni via Instagram

L’imprenditore dietro l’ influencer non si lascia trascinare nel gorgo della notorietà restando ben saldo alla realtà concreta della ristorazione anche per l’ ideazione di futuri progetti lavorativi.

“Spesso mi chiedono se aprirò mai un ristorante. Il problema è che la mia professione attuale va a cozzare con il mercato italiano. Quello di aspettarsi lo chef in cucina, anche solo per fare una foto, è un concetto molto Italian Style. Sono più proiettato verso la creazione di formati ristorativi  standardizzati come le catene. Mi attira molto il mercato orientale”

Quindi nessun patto leonino con il pubblico, da sempre, centrale per lo chef.

Ho capito quanto sia fondamentale essere presenti. Mi occupo dei miei canali social autonomamente ma ho anche un team che mi aiuta in gran parte per le attività con i brand. Tuttavia nel complesso l’interazione con i followers è un aspetto del lavoro che mi diverte molto.”

Ma cosa succede quando le telecamere si spengono?

 

Mirko Ronzoni via Instagram

Spesso si crea un confine sottile tra l’uomo e il personaggio, un equilibrio che va preservato in modo che la persona dietro lo schermo continui ad esistere. 

“L’anno scorso ho lavorato troppo. Quest’anno mi sono imposto come obiettivo di ritornare a viaggiare. Mi appaga e mi da tanta ispirazione anche nella vita professionale.”

Per Mirko Ronzoni malgrado sia importante la realizzazione professionale, sullo stesso piano c’è anche la serenità personale .

“Potrei rispondere alla Carlo d’Inghilterra: qualsiasi cosa voglia dire felicità con la faccia un po’ boh. – Scherza – Mi rendo conto di dover essere grato di ciò che ho. Felice, ci sto lavorando.”

©Riproduzione Riservata

Intervista realizzata con Italian Food Academy 

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Serena Sparagna

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