
La ristorazione durante il Coronavirus
Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi a riflettere sulle proprie priorità; in che direzione andremo? Cosa ci riserva il futuro? In genere, si consiglia di riflettere sul presente ma in momenti come questo, dove il tempo sembra essersi fermato, perché non provare a pensare, così da capire, dove andremo a parare.
Premesso che non è assolutamente facile fare previsioni, ci affidiamo quindi, a chi ha gli strumenti giusti per farlo. In questo caso Confcommercio, la Confederazione Generale Italiana delle Imprese che ci mette in guardia sui possibili risvolti di questa delicata situazione storico-economica che a quanto pare non avrà vita breve.
I dati e le previsioni
Se la ripresa economica generale ci fosse per i primi di giugno, si stima un calo sui consumi totali di circa 18 miliardi, l’1% del PIL e già questo è un bel grattacapo. Il problema vero però, è quello relativo ad una non immediata ripresa delle attività a massimo carico che considera, in modo più realistico, problemi derivanti dal ritorno alle nostre abitudini, quindi da uno scetticismo comune che minerà il lavoro delle attività del settore turistico; per non parlare delle restrizioni in studio per prevenire nuovi contagi.
Considerando appunto queste possibilità, è stata redatta un nuova previsione, relativa ad una ripresa a pieno regime solo nel mese di Ottobre, la quale costerà alle casse dello stato, circa 50 miliardi, il 3% del PIL di cui, guardando al nostro settore, un bilancio negativo di circa 23 miliardi di euro.
La rinascita dell’agroalimentare
Positivi invece, i dati di Coldiretti, per quanto riguarda il settore agroalimentare derivanti da una spesa maggiore delle famiglie, prendiamo questo dato come spunto per riflettere su quali dovranno essere le nostre priorità. Sfruttiamo questa situazione per riscoprire i prodotti italiani, doniamo loro vita nuova e rendiamo ancora più favorevole questo aumento dei consumi per la nostra economia interna. A guadagnarci non sarà solo la filiera agroalimentare ma anche, il settore turistico, il quale da sempre attinge dal vasto mercato alimentare italiano.
Dello stesso parere è il noto chef Gianfranco Vissani che, qualche tempo fa rilasciava un’intervista all’ANSA (LINK per l’intervista completa) nella quale affermava che dopo il Coronavirus, la ristorazione italiana si potrà salvare solo con il ritorno alla cucina popolare, attraverso prodotti di qualità e grazie anche al sostegno dello Stato che non deve abbandonare questo settore, uno dei pilastri dell’economia italiana.
I buoni propositi
Lo sforzo quindi, deve partire da noi ma anche le aziende dovranno fare in modo di utilizzare nella produzione fin dove è possibile, esclusivamente le materie prime che il nostro paese offre.
Proprio durante questa quarantena, c’è stata la denuncia di Coldiretti (LINK all’articolo completo) la quale afferma che “ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l’Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità in piena emergenza Coronavirus”.
Questo latte viene poi utilizzato da aziende di trasformazione e caseifici che producono ad un prezzo più basso a discapito dei produttori e consumatori locali. Questa speculazione non fa bene al mercato e alle casse dello stato, soprattutto adesso che i consumi cono aumentati così tanto.
Uscire e riprendersi da questa situazione non sarà facile, su questo non vi è dubbio, proprio per questo ognuno deve fare del proprio meglio, dal consumatore al produttore fino ad arrivare allo Stato che deve tutelare e proteggere la nostra economia in questo momento difficile per tutti.
Ovviamente bisognerà supportare, a seconda delle possibilità di ognuno, le attività ristorative e alberghiere in tutto il territorio per riscoprire il gusto di una pizza, un bel piatto di pasta o altre ricercate prelibatezze mangiate in compagnia di famiglia, amici o della propria dolce metà.