The Hateful cake: il cibo nei film di Tarantino

The Hateful Cake: il cibo nei film di Tarantino

Dallo strudel di mele di Bastardi Senza Gloria al Big Kahuna Burger in Pulp Fiction, che ruolo gioca il cibo nei film di Quentin Tarantino?

Capitolo uno: l’ultimo falò di Red Rock

Personalmente guardare un film di Tarantino mi ha sempre rievocato quei nostalgici falò in mezzo alla foresta dove l’unico rumore percepibile è il crepitio della legna che brucia e l’eco delle civette in lontananza. Come l’inquadratura iniziale dove il regista riprende gli alberi concentrici dall’alto, viaggia tra i tronchi fino ad inquadrarmi le spalle. Ci sono solo io sotto il cielo stellato. L’odore di zucchero sciolto mi perfora le narici, e caccio in bocca il marshmallow ormai ben abbrustolito. Mentre mastico sento un rumore alle spalle, qualcuno si muove tra i cespugli, mi giro di scatto. È proprio Quentin che mi guarda. E allora avremmo una di quelle conversazioni futili, di quelle che hanno i cattivi nelle sue pellicole dove si cerca di simpatizzare per l’assassino dai tratti umani e tra quelle conversazioni ridondanti gli chiederei perché secondo lui tutte le storie passano per una buona dose di ottimo cibo da fast food. Con gli occhi sbarrati mi faccio rapire dai favolosi racconti di questo geniale cantastorie.

Django Unchained (2012)

Capitolo due: Il cibo è anche personaggio

Proprio come delle novelle su pellicola, Quentin Tarantino riesce a descrivere i personaggi e le situazioni utilizzando il cibo come catalizzatore. Ed ecco che un semplice sandwich in Bastardi senza Gloria mangiato dal tenente Rain davanti ad un cadavere in uniforme nazista, con brandelli di cervello e schizzi di sangue attorno al suo cranio sfracellato, ci aiuta a capire la freddezza del personaggio.

Bastardi Senza Gloria (2009)

Un altro esempio lo possiamo trovare in Death Proof. Il narratore ci porta davanti al bancone poco illuminato del Texas Chili bar di Austin. Qui un uomo con una giacca satinata mangia avidamente un piatto di Nachos. Le dita unte si muovono velocemente, ingurgitando con entrambe le mani enormi bocconi conditi con chili, olive e formaggio filante. Sugli sgabelli accanto, un paio di ragazzi ridono guardando con quanto accanimento e voracità l’uomo mangia, non sapendo che la persona in questione è più pericolosa di quanto sembri. Senza dirci una parola, il personaggio di Stuntman Mike ci mostra il suo lato vorace e violento.

Death Proof (2007)

Nell’iconico Pulp Fiction, l’autore dimostra un altro uso magistrale del cibo. In una delle scene iniziali, l’agghindato Jules Winnfield fagocita rabbiosamente un hamburger mentre minaccia con una pistola il malcapitato scagnozzo di Marcellus Wallace. Qui la vivanda viene utilizzata da Quentin per sottolineare le dinamiche di potere che avvengono tra i suoi personaggi.

Pulp Fiction (1994)

Ultimo capitolo: siamo come mangiamo

Il regista concepisce il cibo come un vero e proprio catalizzatore della storia attraverso i cinque sensi. Ma non solo: appetito e disgusto caratterizzano la fisiognomica del personaggio affidando ad hamburger e strudel di mele il ruolo di anticipare cosa accadrà nella pellicola. Dopotutto siamo quel che mangiamo ma anche come mangiamo. Guardando delle semplici immagini in movimento, la vostra mente verrà tentata dal desiderio di bervi una schiumosa birra servita in un freddo boccale. Oppure bramerete dare un morso ad un succulento hamburger. Dopotutto la bravura di un ottimo cantastorie lo si riconosce dalla descrizione dei piccoli dettagli.

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Loris Denti Tarzia

Founder CSB | Cuoco